Nazareno Noja
 
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Cena delle ceneri – galleria Eros 14 maggio 1975

[…] La mostra. Si mangiavano ciambelle a forma di alfa e omega, ma dire che fosse una mostra di eat - art non sarebbe giusto. In realtà oltre a mangiare, avvenivano molte altre cose: si suonava (violino) si arrostivano “ dischi” alla griglia… ma dire che si è trattato di un happening sarebbe troppo riduttivo.

Alla base c’è innanzitutto un’esigenza di tipo filosofico, esistenziale. L’eterno problema dualistico vita-morte.

Cena delle ceneri
 
Cena delle ceneri
   

Cena delle ceneri

La coscienza d’essere - scrive Nazareno Noja - è soprattutto coscienza di morte. Non c’è altra ragione perché l’animale impazzito - l’uomo - opponesse a natura l’artifizio.

Nella Cena delle ceneri confermo le mie idee sulla inestricabilità tra oggetto e concetto, peraltro condivise da tutta l’arte contemporanea. […] L’arte, madre prodiga, va oggi ad unirsi alla scienza e alla filosofia. […]

Del vitalismo ad oltranza mi avvalgo ne la cena delle ceneri per segnalare, oggettivare, l’aut-aut etico nei confronti dell’antinomia vita-morte.

Il mio azzardo filosofico vuole essere un punto poetico, non allucinato, da segnare a sfavore dell’angoscia; di una certa mala arte di vivere-morendo.

   
Tratto dall’articolo “Un tavolo di Alessandro Mendini per una mostra di Nazareno Noja” (da “Che: studi sugli usi e i significati dell’architettura”- ottobre 1975)  
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