La coscienza d’essere - scrive Nazareno Noja - è soprattutto coscienza di morte. Non c’è altra ragione perché l’animale impazzito - l’uomo - opponesse a natura l’artifizio.
Nella Cena delle ceneri confermo le mie idee sulla inestricabilità tra oggetto e concetto, peraltro condivise da tutta l’arte contemporanea. […] L’arte, madre prodiga, va oggi ad unirsi alla scienza e alla filosofia. […]
Del vitalismo ad oltranza mi avvalgo ne la cena delle ceneri per segnalare, oggettivare, l’aut-aut etico nei confronti dell’antinomia vita-morte.
Il mio azzardo filosofico vuole essere un punto poetico, non allucinato, da segnare a sfavore dell’angoscia; di una certa mala arte di vivere-morendo. |