Biografia |
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Nazareno Noja nasce a Napoli nel 1923 col nome di Salvatore Esposito. |
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Il
padre, operaio all’Ilva di Bagnoli, è inoltre un poeta assai stimato
nella cerchia degli amici e dei compagni lavoratori. Salvatore, dopo
aver frequentato la scuola tecnico-industriale, s’impiega nella stessa
fabbrica del padre dove diventa operaio specializzato; nel frattempo
porta a termine gli studi artistici liceali. In questi anni, la sua
vena artistica si esprime nel disegno e nella poesia: realizza alcuni
grandi murales per il refettorio dello stabilimento metallurgico dove
lavora e, nel 1949, pubblica con Edizioni Tecno la raccolta di poesie Mille Cicatrici. Un anno dopo Salvatore si iscrive alla facoltà di Architettura di Napoli. Architetto nel 1958, fonda la rivista Edilizia del Sud - Collettivo Architetti Meridionali e lavora come illustratore per Paese Sera, a Napoli.
Nel 1961, con la moglie Pasquina Scandissio e i figli si trasferisce a Milano dove si occupa di grafica e illustrazione al giornale Stasera. Dal 1963 al 1968 lavora come architetto presso lo studio Negri: collabora alla realizzazione della Chiesa di San Lorenzo Martire a Trezzano sul Naviglio, e nel quartiere Zincone, progetta e realizza originali villette.
A metà degli anni ’60 si separa dalla moglie e insieme
alla compagna Marina Riva si lancia in una nuova avventura: lascia la
professione di architetto per aprire Malamoda, bottega di fronte all’Università Statale di Milano che intorno al '68
diventa un punto di riferimento per un modo di vestire libero, fuori
dagli schemi. Nel negozio, oltre ad abiti e manufatti provenienti da
culture diverse (Olanda, India, America, Cina, Pakistan), si trovano
oggetti creati dallo stesso Salvatore che ha ormai adottato il nome di Nazareno Noja: monili futuristi, mocassini, borse e cinture di cuoio, valigie e bambole di cartapesta. |
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Nei primi anni ‘70, il lavoro
artistico di Nazareno si delinea in modo più preciso. Il suo luogo di
lavoro, anch’esso di fronte all’Università Statale, si caratterizza
come un laboratorio-spazio aperto per incontri e azioni creative; gli
assidui contatti con artisti, architetti e designer, si sviluppano in
interessanti collaborazioni. Nasce l’idea degli Dixit-Fecit, oggetti
pensati da un artista e realizzati da un altro artista. Nel progetto
Noja coinvolge Eduardo Arroyo, Guido Biasi, Sergio Fergola, Riccardo
Dalisi. |
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Nel 1974 realizza la prima mostra personale Le Mètier d’Art: un insieme eclettico di oggetti, disegni, performance che mette al centro l’idea dell’inestricabilità tra oggetto e concetto. Fra le varie opere esposte c’è la Valigia di Ulisse così pesante da non potersi sollevare e il Vincolo aggraziante, protesi che tiene ferma la mano in una posizione aggraziata; c’è il Portaonda , baule laccato bianco a forma di onda e Girotondo , valigia da portare in più persone.
Nel maggio del 1975, la Galleria Eros di Milano propone la mostra-performance La Cena delle Ceneri. Per l’occasione Alessandro Mendini
progetta "un grande tavolo bianco inclinato" su cui disporre opere
mangerecce: forme di pane delle più svariate fogge (coltelli, teschi…)
che rimandano a momenti rituali. Il pubblico mangiando le stesse opere
esposte dà luogo alla performance. Nel medesimo tempo vengono
proiettate diapositive: Nazareno sdraiato su cuscini mangia una pistola; il suo cane, mastino napoletano, mangia della carne disposta a forma di svastica.
Durante l’evento sono messi alla griglia dischi di musica napoletana
con l’accompagnamento musicale dal vivo. Al pubblico viene regalato il
disco Mannaggia all’Entropia, opera teatrale nella quale Nazareno Noja duetta nientemeno che con la Morte.
Nel giugno dello stesso anno, i Global Tools - gruppo coordinato da A. Mendini, D. Mosconi, F. Raggi, E. Sotsass e altri artisti sperimentatori tra i quali Nazareno - realizzano il seminario-laboratorio ”il Corpo umano e i suoi vincoli”, lavoro che indaga le possibilità fisiche del corpo attraverso vincoli o mediante l’acquisizione di protesi.
Tra gli oggetti scaturiti dal laboratorio: occhiali a tubo per
guardarsi negli occhi, scarpe vincolanti, zoccoli per salire in salita,
vestiti elastici per persone unite.
In luglio, sui colli Euganei il gruppo Cavart propone un seminario-laboratorio dal titolo: Per un’architettura culturalmente impossibile. A. De Angelis, A. Mendini, P. Navone e lo stesso Noja contribuiscono con la Ziggurat, grande piramide a gradoni costruita interamente con balle di fieno pressato.
Nell’autunno del 1975 alla Cascina Guzzina, il pensiero utopico di Noja su un'arte “Moralizzante”, un'arte “Etica”, si incarna nella performance Il Sacrificio come Moralizzazione dell’Arte dove
si impiegano grandi imbuti per restituire alla Terra una parte della
vendemmia. Alla performance, come in una sorta di rito, partecipano gli
abitanti della cascina.
Nel 1977 lo Studio Alchimia presenta la mostra I Doni della Sposa e Avocados in Insalata. Qui Nazareno
affronta il tema della “Sposa”: concepisce e realizza simboli e doni
ginnici, attrezzi pensati per un mutamento fisico e psicologico
cosciente. Indaga la relazione tra maschio e femmina come un alchemico
conflitto che si risolve nell’equilibrio della
compenetrazione-penetrazione.
Nello stesso anno, per lo studio Alchimia, Noja progetta Rendez-vous, una specchiera che riassume gli attributi femminili e maschili in un unico oggetto. |
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Dagli anni ’80, Nazareno, riprende l'attività di poeta e di artigiano.
Il laboratorio-studio aperto di
fronte all’Università Statale diventa un laboratorio-bottega dedicato
“all’arte di fumare la pipa”; Noja inventa e costruisce prototipi di pipe in radica e altri materiali come osso, avorio, schiuma. Dal 1981 al 1985 collabora con la rivista medica Il Polso e firma la rubrica La pipa è meglio con lo pseudonimo di Felix Bordiga.
Nel 1985 si
trasferisce a Bussana Vecchia (borgo ligure abitato da artisti) dove
produce maschere in cuoio/ cartapesta e ricercati souvenir. Apprende e
sperimenta la tecnica della terracotta creando oggetti che sembrano usciti dalla sabbia e dal mare. Nel 1987, insieme a un gruppo di artisti di Bussana stila il manifesto della Souvenir Art.
Promuove alcune giornate di laboratori aperti a tema (il tempo, il
ricordo, il souvenir) che vedono coinvolti gli Atelier del paese e
artisti come L. del Pezzo, A. Mendini, A. Guerriero, C. Pezzoni.
Ritornato a Milano, nel 1990 insieme alla figlia fonda la Wetro, laboratorio di vetrate artistiche. |
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Di se stesso dice: “Sono
partito dalla professione di architetto e poi da una forma di arte
culturalmente impegnata, ma nell’artigianato ho scoperto la bellezza di
una carriera all’incontrario”. |
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Scrivere poesie sarà per Nazareno-Salvatore il trait d’union vita-arte. Le sue innumerevoli poesie, spesso scritte in dialetto napoletano,
suggeriscono una visione tagliente e allo stesso tempo struggente della
realtà.
Nazareno Noja - Salvatore Esposito muore a Milano il 22 aprile del 2004. |
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